Il progetto PHOTOPLANT nasce con l’obiettivo di esplorare un fattore ecologico spesso trascurato negli studi sui cambiamenti climatici: il fotoperiodo, ovvero la durata del giorno rispetto alla notte. Se nell’arco alpino la stagione di crescita è caratterizzata da un massimo di 16 ore di luce e 8 di buio, le popolazioni artiche sono invece sottoposte a 24 ore di luce da aprile ad agosto. Questo elemento, che rimarrà costante nel tempo, gioca un ruolo chiave nella regolazione di molti processi biologici delle piante, ma la sua interazione con il riscaldamento globale è ancora poco studiata.

Mentre le temperature aumenteranno più rapidamente nelle regioni artiche rispetto a quelle alpine, si prevede che le precipitazioni cresceranno nell’Artico ma diventeranno più irregolari nelle Alpi. Questo scenario pone una domanda fondamentale: come interagiscono il fotoperiodo e il clima nel determinare la risposta delle piante ai cambiamenti ambientali?

Per rispondere a questa domanda, PHOTOPLANT condurrà esperimenti su specie erbacee tipiche di ambienti artici e alpini, valutandone l’adattamento locale e la capacità di modificare la propria fisiologia in risposta a variazioni di temperatura e disponibilità d’acqua. Per la prima volta, il fotoperiodo sarà considerato come un fattore chiave nell’analisi della risposta delle piante al cambiamento climatico.

Per studiare l’interazione di questi fattori, piante e zolle di vegetazione saranno spostate lungo un gradiente latitudinale tra Artico e Alpi, permettendo di osservare direttamente come queste comunità vegetali si adattano a nuove condizioni ambientali.

Le conoscenze acquisite avranno importanti applicazioni pratiche nei campi della conservazione ambientale e della gestione degli ecosistemi. Potranno essere utili per interventi di restauro ecologico, colonizzazione assistita di specie a rischio, gestione dei pascoli alpini e tutela dei servizi ecosistemici essenziali.

Con PHOTOPLANT, la ricerca fa un passo avanti nella comprensione di come le piante affrontano il cambiamento climatico, fornendo strumenti concreti per la protezione degli ecosistemi più vulnerabili del pianeta.

  • LE COMUNITA’ VEGETALI

Le popolazioni artico-alpine di valletta nivale oggetto di studio nel progetto PHOTOPLANT sono caratterizzate da una flora altamente specializzata e adattata a condizioni ambientali estreme. Le vallette nivali sono ambienti tipici queste zone, e sono caratterizzate dalla presenza di neve durante gran parte dell’anno, che si accumula nei fondo valle e nelle aree in ombra. Questi habitat sono formati da suoli freddi e umidi, con una stagione di crescita brevissima, limitata dai rigori invernali e dalle basse temperature. La neve funge da isolante, proteggendo le piante dal freddo estremo durante l’inverno, ma allo stesso tempo limitando la disponibilità di luce solare per gran parte dell’anno. In estate, quando il manto nevoso si ritira, le vallette nivali diventano uno degli ultimi rifugi per la vegetazione in alta quota. Questi ambienti sono caratterizzati da una flora altamente specializzata, adattata. Tra le specie dominanti, si trovano Salix polaris, che colonizza le aree artiche, e Salix herbacea, presente nelle valli alpine, entrambe piante adattate a vivere in ambienti di alta quota o latitudine, dove il fotoperiodo e le condizioni climatiche sono particolarmente rigidi. Altre specie significative includono Silene acaulis, una pianta resistente che forma tappeti compatti, Poa alpina, un’erba che prospera in terreni poveri e freddi, e Saxifraga oppositifolia e Saxifraga cernua, entrambe adattate a terreni rocciosi. Le piante di queste valli, oltre a essere esempi di straordinaria resistenza, sono cruciali per comprendere come le specie artico-alpine reagiscano alle variazioni del fotoperiodo e ai cambiamenti climatici, rispondendo a pressioni ecologiche distinte tra le regioni artiche e alpine.